fbpx

Quando ci si ritrova di fronte al labirinto della burocrazia

Creare una start up è un processo incredibilmente creativo: è la concretizzazione di un’idea che vagava inizialmente solo nella nostra testa. 

Purtroppo però, ad un certo punto, se non si dispone della possibilità di finanziarla, bisogna fare i conti con questa domanda “come faccio a trovare i fondi per realizzarla?”. 

Orientarsi su internet tra i vari bandi, le forme differenti di contributi e il doversi interfacciare con la burocrazia italiana è la cosa meno esaltante di questo processo e talvolta può scoraggiare. 

Facciamo un passo alla volta. Poniamoci prima la domanda: “Chi eroga i contributi?”.

Vi sono Enti che si occupano di pubblicare bandi con l’intento di stimolare l’autoimprenditorialità e sostenere lo sviluppo delle nuove aziende e talvolta anche le regioni o gli enti locali attuano bandi a fondo perduto per incentivare gli investimenti di specifiche categorie di persone. 

Il principale strumento nazionale che gestisce tutti gli incentivi nazionali per favorire la nascita di start up innovative o nuove imprese è Invitalia. 

Invitalia è l’Agenzia nazionale per lo sviluppo, di proprietà del Ministero dell’Economia e finanzia progetti, piccoli e grandi, rivolgendosi agli imprenditori con concreti piani di sviluppo, soprattutto nei settori innovativi. 

Adesso vi starete chiedendo: “ma gli enti pubblici come erogano i fondi pubblici alle imprese?” 

Qui, dobbiamo fare una piccola differenza tra: contributo a fondo perduto, contributo in conto interessi e finanziamento agevolato. 

Il contributo a fondo perduto è l’erogazione di un importo che non si richiederà la restituzione. Questa tipologia impone di sostenere anticipatamente la spesa prevista e dimostrare l’avvenuto sostenimento del costo. Questi a loro volta possono essere suddivisi in altre 5 categorie: 

  1. Contributo in conto capitale, volto a fortificare il patrimonio aziendale. Questo può essere rivolto anche alla copertura di costi di gestione, non per forza correlati all’obbligo di effettuare specifici investimenti. 
  2. Contributo in conto esercizio è riconosciuto per far fronte ai costi di gestione ordinaria oppure in momenti particolari. Sembra simile al primo, ma la differenza sta nella trattazione a livello fiscale di tale contributo. 
  3. Contributo in conto impianti sono rivolti per la riduzione del costo di acquisto di beni ammortizzabili e per incentivare l’acquisto, produzione, ampliamento o riattivazione delle immobilizzazioni materiali. 
  4. Contributo in conto interessi ha lo scopo di ridurre il costo del tasso di interesse applicato e viene concetto a fronte della stipula di un contrato di finanziamento. 
  5. Contributo in conto canone è come quello precedente ma viene erogato a fronte di una stipula di contratto di leasing finanziario. 

Il finanziamento agevolato invece è in tutto o in parte erogato con fondi pubblici a tasso inferiore rispetto a quello di mercato (0,5%). 

Per ultimo, il contributo in conto interessi è un contributo a fondo perduto calcolato sul tasso di interesse passivo pagato su di un finanziamento e viene calcolato sviluppando un piano di ammortamento con capitale a tempo uguale al finanziamento sottostante ma con interesse pari a quello previsto dall’agevolazione. 

Non è semplice comprendere le diverse tipologie di bandi, i tempi di esecuzione, e i requisiti che ci vogliono per ottenere i fondi.

Ecco perché mi è stato molta molto utile una chiacchierata avuta con Bartolo Castellano, fondatore di “Experiences srl” una startup a supporto dello sviluppo turistico del territorio italiano tramite la collaborazione dei napoletani stessi, che è riuscito a finanziare il progetto tramite i fondi di “Resto al Sud”. Vorrei condividere con voi alcune parti del colloquio avuto con lui, in modo da farvi avere una prospettiva ampia sull’argomento. 

Domanda: “ci parli un pò dei tempi?” 

Bartolo: “passano massimo 6 mesi da quando hai fatto la domanda per avere i fondi. I fondi te li danno a rate. Con Invitalia e tutti i suoi bandi, si fa domanda ed entro 60 giorni ti fissano un colloquio, da lì circa altri 30 giorni per avere “l’ok” o il “non ok” del progetto. Successivamente necessita creare la start up: puoi andare da un notaio che è la scelta più costosa oppure online. Poi si va in banca con le carte di invitalia e della start up e a quel punto la banca ti finanzia il tasso 0, dandoti la prima trance che è il finanziamento a tasso 0. Almeno questo è per il bando di “Resto al Sud”, in caso di altri bandi, si va in banca per fare una fideiussione bancaria per coprire la prima tranche e poi ti danno i soldi. Poi man mano che avanzi, lavori, presenti le carte per mostrare l’avanzamento del lavoro e loro ti danno altri soldi. E così fino alla fine del progetto.”  

Domanda: “Quanto è difficile avere i fondi?”

Bartolo: “Ogni bando di Invitalia ha diversi livelli di difficoltà: “Resto al sud” è quello più aperto ma il budget più basso, poi c’è “Cultura crea” “Smart&Start” oppure quello che potrei suggerire a quelli che hanno la possibilità di poter investire già un capitale è “nuova impresa a tasso 0” in quanto è l’unica che ti può dare fino a 1Milione, 1milione e mezzo di euro e ti finanzia all’ 80% del tuo investimento. Ma ovviamente è un prestito a tasso 0.”  

Domanda:“Chi vuole fare un’app e vuole farsi finanziare dal governo, da chi dovrebbe andare? Come si fa? 

Bartolo: “una matrice di finanziamenti, in cui tu “spacchetti” il tuo progetto in numerose micro sezioni, e cerchi di fartene finanziare ognuna. Ad esempio io ho chiesto fondi per aprire gli info points targati Naples Experiences al bando della regione Campania, ho chiesto i software a “Resto al Sud”, cerco il personale tramite altri bandi o tramite tirocini o tramite “Erasmus plus”. Non è che uno partecipa ad un bando e risolvo tutto.” 

Domanda: “Cosa consiglieresti a chi adesso ha iniziato a creare una start up o ha l’idea di crearla?”

Bartolo: “Less is more. Alibaba è partito facendo l’insegnante di inglese, ha avuto un’idea di e-commerce e successivamente si è ampliato inserendo personale, Amazon vendeva libri, stesso Netflix, era partito come noleggio di dvd, ti spedivano a casa il dvd e poi tu lo rimandavi indietro.” … “se posso dare un consiglio dire che si, i fondi sono importanti e utili, ma soprattutto c’è il team. Se io dovessi suggerire a qualcuno di creare una startup e che abbia dai 18 ai 19 anni, direi; “prendi i tuoi amici, anche non dello stesso tuo corso di laurea, sbattete la testa, e provateci””. 

There are currently no comments.